Dimenticare è umano: scagli la prima pietra chi non ha mai dimenticato qualcosa. Scordarsi della dichiarazione dei redditi, di quella IVA o del 770, in talune circostanze può capitare. Ad esempio durante la pandemia da Covid 19, mentre la maggior parte degli impiegati e consulenti era in cassa integrazione o comunque "fuori gioco" l'inconveniente è capitato anche alle aziende più strutturate.
Saltare completamente l'appuntamento con la dichiarazione è però un evento serio che non può essere semplicemente negletto. Bisogna azionarsi e rimediare al più presto. Per prima cosa è necessario distinguere tra dichiarazione tardiva ma ravveduta e dichiarazione omessa.
Nel primo caso le cose sono relativamente semplici: entro e non oltre 90 giorni dalla data di scadenza del dichiarativo si provvede all'invio telematico, pagando al contempo il ravvedimento operoso (attualmente euro 25 per dichiarazione da versare in f24 con il codice tributo 8911). Se si superano i 90 giorni di ritardo, invece, la questione si fa più complicata in quanto la dichiarazione viene considerata "omessa" e di per sè questo aspetto è insanabile. Tuttavia non è un buon motivo per non fare nulla e stare semplicemente ad aspettare.
Anche superato il termine ultimo, conviene infatti fare bene i conti per determinare con la massima precisione il tributo dovuto, versare tutta l'imposta così determinata con relative sanzioni ed interessi e trasmettere la dichiarazione che sarà accettata dall'agenzia delle entrate quale titolo di riscossione delle imposte.
Questa azione, purtroppo, non mette totalmente al sicuro l'azienda da verifiche di natura ispettiva; l’omessa dichiarazione rende, infatti, applicabile l’accertamento induttivo entro il 31 dicembre del quinto/settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata. In altre parole, anche in presenza del pagamento e della dichiarazione, il contribuente rischia grane con l'amministrazione finanziaria.
Che però, può anche valutare positivamente la buona volontà del contribuente di dichiarare e pagare i tributi e concentrare la propria azione di contrasto all'evasione fiscale su altri obiettivi meno adempienti
Questa possibilità è implicita nel nostro sistema tributario laddove, in caso di dichiarazione omessa con imposte pagate, la sanzione elevata è "circoscritta" ad un range variabile tra 250 euro e 2000 euro.
L'importante è non indugiare e fare il più presto possibile, poichè in assenza di versamento delle imposte dovute e di dichiarazione, agli uffici delle Entrate non resta che effettuare la verifica ispettiva. Che, in tal caso, più che probabile diviene certa. Inoltre, al di sopra di determinate soglie, l'omissione della dichiarazione ha risvolti penali e non solo pecuniari. Poter dimostrare un comportamento diligente in siffatte ipotesi è sicuramente di aiuto.
Non è un rimedio perfetto, ma è l'unica cosa che il contribuente "distratto" ma onesto può fare in queste circostanze.
Omissione | Riferimento | Sanzione | ||
Omessa dichiarazione dei redditi, IRAP e IVA | Artt. 1 co. 1 e 5 co. 1 del D.lgs 471/97 | Dal 120% al 240% delle imposte dovute (minimo 250,00 euro) | ||
Omessa dichiarazione dei redditi e IRAP (se non sono dovute imposte) | Art. 1 co. 1 del D.lgs 471/97 | Da 250,00 euro a 1.000,00 euro | ||
Omessa dichiarazione IVA (se non sono dovute imposte) | Art. 5 co. 3 del D.lgs 471/97 | Da 250,00 euro a 2.000,00 euro |
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