La riduzione del cuneo fiscale e l'aumento dei fringe benefit detassati? Convengono ai lavoratori ma soprattutto alle imprese

Nelle intenzioni dell'attuale esecutivo, il 1 maggio non doveva essere solo una ricorrenza simbolica in onore del primo fattore della produzione: quel lavoro umano che in simbiosi con le forze del capitale, muove le sorti quotidiane dell'economia terracquea. V'è di più: per questa edizione al consueto manifesto dei diritti avrebbe dovuto aggiungersi anche una misura più concreta,in risposta all'intensificarsi della spirale inflazionistica e allo stallo dei contratti collettivi, per restituire un po' di potere d'acquisto a larghi strati della popolazione attiva che oggi, effettivamente, guadagnano - in termini reali - meno di 20 anni fa. Sebbene le voci di anticamera, prima del CDM di ieri, parlassero di pochi spiccioli al mese, per fortuna non è stato così. Gli aumenti netti che scaturiranno dalla riduzione  del c.d. " cuneo fiscale " "gap" (il divario tra retribuzione lorda e retribuzione netta) arriveranno a circa 100 euro al mese per le fasce di reddito più basse. In un arco temporale che va dal prossimo luglio a dicembre, tredicesima esclusa. Lo sgravio contributivo, tutto a beneficio dei lavoratori, viene elevato dal 3% al 7% per i redditi fino a 25 mila euro mentre viene innalzato dal 2% al 6% per i redditi fino a 35 mila”. La misura rispetta il principio della capacità contributiva, generando un beneficio che è massimo per le classi reddituali basse e si riduce, fino ad azzerarsi, al confine con le classi medie.

 L'altro aspetto della manovra - per certi versi persino più importante- è quello che interessa l'aumento della soglia dei fringe benefit da 600 a 3000 euro l'anno.

I fringe benefit non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente. Si tratta di un welfare aziendale (compensi in natura disciplinati dall'art. 51 comma 3 del Tuir) esentasse per il lavoratore e interamente deducibili per l'impresa. Tra i più comuni rientrano i buoni pasto e l'auto aziendale, ma possono farne parte beni e servizi quali l'assistenza sanitaria, le polizze assicurative, la concessione di prestiti, gli acquisti di azioni societarie (le stock option) o gli alloggi messi a disposizione del dipendente, la palestra, gli asili, le attività culturali, ecc. 

A differenza della riduzione del cuneo, l'ampliamento del plafond esentasse dei fringe benefit è concesso a tutti i percettori di lavoro dipendente ed assimilati, quindi anche ai collaboratori. 

Se i vantaggi per impiegati e dirigenti sono palesi, trattandosi di forme retributive in natura che hanno un concreto e quantificabile valore monetario, altrettanto e di più lo sono per le imprese erogatrici. Dal buono pasto elettronico da 8 euro die sino alla concessione del prestito aziendale  infruttifero, queste misure consentono al datore di lavoro di premiare, assistere, promuovere il benessere dei propri sottoposti senza pagare tasse e contributi correlati, in maniera autenticamente legale.

In altri termini

Fino a qualche anno fa, l'ammontare massimo dei fringe non poteva superare qualche centinaio di euro l'anno, adesso la soglia sale a 3000 euro ed è un risultato oggettivamente notevole.

Va dato atto al Governo Meloni di essere stato di parola su questo punto: il sostegno al lavoro c'è ed è concreto. La Riforma , nel complesso, non è priva di ombre e c'è da attendersi un lungo e faticoso dibattito. Ce ne occuperemo nei prossimi contributi in materia.


Avv. Elisabetta Maria Piro

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